NOTE VARIE
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Esistono circa un migliaio tra varietà e razze di cotone ed è estremamente complicato individuare e classificare quelle spontanee.
La coltura e l'utilizzazione del c. sono antichissime e pare abbiano avuto origine indipendente in diversi punti della terra; il paese di più remota coltivazione sembra essere l'India, donde si diffuse in altri paesi dell'Asia, dell'Africa e dell'Europa; nel 9° sec. fu portato in Sicilia dai Saraceni. Gli Europei al loro arrivo in America trovarono il c. coltivato nell'America Centrale e Meridionale, mentre la sua diffusione nell'America Settentrionale è relativamente recente.
Il c. è pianta da rinnovo, che però può essere coltivata per diversi anni nello stesso terreno; teme l'aridità, ma anche le eccessive piogge nel periodo della maturazione, che deteriorano il prodotto e favoriscono lo sviluppo dei parassiti. Nei paesi asciutti l'irrigazione è necessaria per favorire la germinazione dei semi. La semina si fa in primavera, seguita poi dal diradamento; sono necessarie molte cure colturali tra cui le sarchiature. La raccolta è operazione lunga e delicata, che può prolungarsi anche per 2-3 mesi perché la maturazione è graduale. Può essere eseguita manualmente o meccanicamente tramite macchine raccoglitrici di cui esistono due tipi: le distaccatrici di capsule e le raccoglitrici di fibre.
[Tratto da Treccani.it]
La specie Gossypium hirsutum (Egyptian cotton, Long-staple cotton, Sea island cotton, Tit, Upland cotton) è quella che ha una maggiore importanza commerciale nella produzione del cotone.
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