CARATTERISTICHE DEL MIELE
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Colore: Ambrato chiaro con riflessi verdolini (quasi trasparente quando liquido)
Aroma: Delicato, floreale, con note di tè verde e vaniglia
Sapore: Dolce moderato (indice dolce: 65/100), retrogusto leggermente erbaceo
Cristallizzazione: Rapida (3-6 mesi), con cristalli fini e cremosi
PROPRIETÀ UNICHE
Basso contenuto di saccarosio (
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USO ALIMENTARE
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1. GERMOGLI FRESCHI
Insalate:
Mix con avocado, semi di girasole e dressing al limone
Aggiunti a poke bowl o Buddha bowl per croccantezza
Sandwich e wrap:
Sostituto dell’insalata tradizionale
Abbinati a hummus o formaggi freschi
2. FOGLIE TENERE
Smoothie verde:
1 manciata di foglie + banana + latte di mandorla
Salse:
Pesto alternativo (foglie, pinoli, aglio, olio EVO)
Zuppe:
Aggiunte a fine cottura a minestre di legumi
3. SEMI GERMINATI
Topping per:
Riso basmati o quinoa
Zuppe asiatiche (es. ramen)
Omelette:
Mescolati alle uova prima della cottura
4. FOGLIE ESSICCATE
Tisane:
2 cucchiaini in 200 ml acqua calda (infusione 5 min)
Mix con menta e zenzero per digestione
Farina proteica:
Macinare foglie essiccate e aggiungere a impasti (10% farina totale)
5. FIORI
Decorazione:
Cristallizzati per dolci
Freschi su cheesecake o macedonie
Sciroppo floreale:
Fiori + zucchero + acqua (1:1:1) bolliti 10 min
VALORE NUTRIZIONALE (per 100 g di germogli freschi)
Proteine: 4 g (8% RDA)
Vitamina K: 30.5 µg (38% RDA)
Ferro: 0.9 mg (5% RDA)
Clorofilla: 23 mg
ABBINAMENTI VINCENTI
Piccante: Peperoncino o ravanelli
Acido: Limone o aceto di mele
Grassi sani: Avocado, semi di lino
CURIOSITÀ STORICHE
Medioevo arabo: Considerata “madre di tutti i cibi” per le proprietà nutritive
Far West americano: Foglie essiccate usate come surrogato del tabacco
AVVERTENZE
Lavare bene i germogli (rischio E. coli e Salmonella)
Evitare il consumo eccessivo di semi crudi (contengono canavanina, tossica in grandi quantità)
Fonti attendibili:
USDA FoodData Central. Raw Alfalfa Sprouts. 2022 European Food Safety Authority. Safety of Alfalfa Sprouts. 2020
Nota: I germogli vanno consumati freschi (entro 3 giorni) per massimizzare il contenuto di enzimi. Le foglie mature sono più amare, meglio cotte al vapore.
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UTILE DA SAPERE
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PIANTE AD AZIONE FITOESTROGENICA E ANTIANDROGENA
In virtù della loro azione estrogenica alcune piante si dimostrano efficaci nell'impiego terapeutico per le turbe legate a un'insufficienza ovarica, per sindromi deficitarie dopo isterectomia e ovariectomia, per turbe mestruali della pubertà e per alcune manifestazioni fastidiose che caratterizzano la manifestazioni funzionali della menopausa come vampate di calore, turbe dell'umore, secchezza della mucosa vaginale, ecc. e per la sindrome premestruale.
Alcuni inconvenienti, come per es. le vampate, hanno una stretta relazione con l'ormone ipofisario; altri invece, come prurito, infiammazione pelvica e secchezza vaginale, sono relativi alla caduta del tasso ematico di estrogeni e possono migliorare con l'utilizzo di queste piante. In questi casi la fitoterapia rappresenta una terapia attiva e/o complementare alla terapia ormonale classica.
Le piante estrogeniche e progesterone-like sono: Angelica, Aletris, Erba medica, Salvia, Luppolo, Ginseng, Alchemilla, Verbena, Salsapariglia, Soia, Kudzu, Cimicifuga; l'Ortica ha azione antiandrogena e la Cimicifuga è attiva sulla secrezione dell'ormone ipofisario. L'Agnocasto aumenta la produzione dell'ormone luteinizzante, inibisce il rilascio dell'ormone che stimola il follicolo, portando ad uno spostamento del rapporto a favore degli estrogeni rispetto ai gestageni, producendo effetti ormonali utilizzati contro disturbi connessi alla menopausa; inoltre, sperimentalmente, inibisce la secrezione della prolattina, risultando efficace sia nella sindrome premestruale che nella iperprolattinemia.
Tratto da: Enrica Campanini "Dizionario di fitoterapia e piante medicinali"; A.Y. Leung & S. Foster "Enciclopedia delle piante medicinali"; Fabio Firenzuoli "Le 100 erbe della salute"
Fitoestrogeni e trattamenti ormonali: legami pericolosi
Il ricorso ai fitoestrogeni va evitato nelle donne con tumore della mammella e affette da deprivazione ormonale da ormonoterapia.
Le donne con carcinoma della mammella positivo per i recettori degli estrogeni devono evitare di ricorrere ai fitoestrogeni nel tentativo di ridurre gli effetti da deprivazione ormonale causati dalla ormonoterapia in atto. Il 70% circa dei carcinomi della mammella esprime recettori per gli estrogeni. Questo dato è alla base della terapia adiuvante con farmaci che riducono la stimolazione di questi recettori quali il tamoxifene e derivati e gli inibitori delle aromatasi. L'ormonoterapia di per sé causa però numerosi effetti collaterali da deprivazione ormonale. I sintomi meno tollerati sono la secchezza delle mucose e la sindrome vasomotoria (le cosiddette vampate), oltre alle manifestazioni legate al lungo trattamento (artralgie, tipicamente causate dagli inibitori delle aromatasi, osteoporosi, ipertensione, alterazioni del metabolismo lipidico). Nelle donne in menopausa, è diventata popolare l'assunzione di integratori alimentari, contenenti principalmente derivati della soia o del trifoglio rosso, nell'ipotesi che abbiano un'azione di contrasto sui sintomi della menopausa. Gli estratti di queste piante contengono infatti fitoestrogeni, e in particolare isoflavoni (genisteina, daidzeina e gliciteina dalla soia e biocanina A e formononetina dal trifoglio), sostanze che hanno una blanda azione sia estrogenica sia antiestrogenica. Queste caratteristiche hanno suggerito la loro indicazione anche alle donne in trattamento con tamoxifene o inibitori dell'aromatasi, suscitando allarme negli oncologi che ritengono tale pratica incongrua e rischiosa. Negli animali di laboratorio si è infatti dimostrato uno stimolo dose-dipendente da fitoestrogeni nella crescita di cellule tumorali umane della mammella estrogeno-sensibili (CMF-7) [1]. In modelli analoghi risulta anche abrogata la prevenzione del tamoxifene alla crescita tumorale [2]. A seguito della diffusione di tale pratica sono stati condotti due studi per verificare l'efficacia di integratori a base di soia (90-150 mg/die di isoflavoni) in pazienti sintomatiche per deprivazione ormonale (vampate diurne e notturne) [3,4]. Le pazienti, trattate per carcinoma della mammella e molte in trattamento con tamoxifene o raloxifene, sono state randomizzate in doppio cieco a ricevere il trattamento con isoflavoni o placebo. In nessuno dei due studi si sono rilevate differenze statisticamente significative nella sintomatologia, anche quando stratificate a ricevere tamoxifene. Per cui gli isoflavoni non sembrano ridurre la sintomatologia legata alla terapia ormonale e potrebbero invece avere un'attività di stimolo sulla crescita tumorale. Secondo alcuni lavori scientifici, le popolazioni asiatiche sarebbero meno esposte al rischio di carcinoma della mammella per l'elevata ingestione di derivati della soia: questa osservazione è di difficile interpretazione epidemiologica e non può essere trasferita alle popolazioni occidentali né ad altri effetti ormonali degli isoflavoni [5,6]. Tali sostanze, quindi, vanno utilizzate con molta cautela da parte delle donne con carcinoma della mammella e solo se con recettori ormonali negativi. I medici che hanno pazienti in trattamento con tamoxifene o inibitori delle aromatasi dovrebbero vigilare e sconsigliare l'uso di prodotti a elevato titolo di fitoestrogeni, anche perché molti degli integratori alimentari in commercio rimandano a siti Internet nei quali sono rivendicati effetti terapeutici non dimostrati, sostenuti con letteratura di parte o mal interpretata.
Bibliografia:
J Nutr 2001;131:2957-62.
Cancer Res 2005;65:879-86.
J Clin Oncol 2002;15:1449-55.
J Clin Oncol 2000;18:1068-74.
J Epidemiol 2010;20:83-9.
Nutr J 2008;7:17. CDI
Palozzo A.C., Falci C., Zovato S.
Istituto Oncologico Veneto IRCCS
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NOTE VARIE
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1. ORIGINI E DIFFUSIONE
"Alfalfa" deriva dall’arabo al-fa?fa?a ("padre di tutti i cibi"), introdotta in Europa dagli Arabi nel VIII secolo.
Carlo Magno ne impose la coltivazione nei territori imperiali come foraggio strategico.
2. USI STORICI INSOLITI
Antica Cina (2000 a.C.): Usata nella medicina tradizionale per trattare calcoli renali e ulcere.
Guerra Civile Americana (1861-65): Foglie essiccate servivano come surrogato del tabacco per i soldati.
Prima Guerra Mondiale: Coltivata intensivamente per produrre fibre tessili (fallimento per scarsa resistenza).
3. MITI E LEGGENDE
Medioevo europeo: Si credeva che proteggesse dal malocchio se piantata attorno alle stalle.
Folklore persiano: Considerata simbolo di prosperità; i mercanti ne portavano semi come talismano.
4. RECORD E CURIOSITÀ BOTANICHE
Radici più profonde del mondo: Fino a 15-30 metri in terreni aridi (Utah, USA).
Pianta "fotovoltaica": Le foglie si orientano al sole seguendo un movimento chiamato eliotropismo.
NASA: Studiata per coltivazione nello spazio grazie all’alto valore nutritivo (Advanced Life Support Project).
5. UTILIZZI MODERNI INNOVATIVI
Biofiltro: Assorbe metalli pesanti da terreni contaminati (fitorisanamento).
Biocarburante: Resa di 4000 litri di etanolo/ettaro (studi USDA).
Cosmesi: Estratti usati in shampoo anticaduta per la trigonellina (stimola i follicoli).
6. CURIOSITÀ ALIMENTARI
Unico vegetale contenente tutti e 20 gli amminoacidi essenziali.
Germogli più studiati al mondo: Nel 2018, il 70% degli studi sui germogli riguardava l’erba medica.
BIBLIOGRAFIA
Duke JA. Handbook of Energy Crops. Purdue University, 1983 NASA. Advanced Life Support Program. 2004 Iranian Journal of Botany. Historical Uses of Alfalfa. 2019
Nota: In Argentina si chiama "mielga" e viene usata per preparare un infuso digestivo simile al mate. Il suo DNA è 4 volte più lungo di quello umano (800 milioni di paia di basi).
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BIBLIOGRAFIA, WEBLIOGRAFIA E ARTICOLI SCIENTIFICI SUL WEB Small, E. (2011). Alfalfa and Relatives: Evolution and Classification of *Medicago*. NRC Research Press. Gurfinkel, D. M., Rao, A. V. (2003). Soyasaponins: The Relationship between Chemical Structure and Colon Anticarcinogenic Activity. Nutrition and Cancer, 47(1), 24-33. Bora, K. S., Sharma, A. (2011). Phytochemical and Pharmacological Potential of *Medicago sativa*: A Review. Pharmaceutical Biology, 49(2), 211-220. |
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