Scheda completa dell'erba

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LUPPOLO
Humulus lupulus L.





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CLASSIFICAZIONE

Dominio: Eukaryota (Con cellule dotate di nucleo)
Regno: Plantae
Sottoregno: Tracheobionta (Piante vascolari)
Superdivisione: Spermatophyta (Piante con semi)
Divisione: Angiospermae o Magnoliophyta (Piante con fiori)
Classe: Magnoliopsida (Dicotiledoni)
Sottoclasse: Hamamelidae
Ordine: Urticales
Famiglia: Cannabaceae
Sottofamiglia: Citroideae
Tribù: Citreae

NOMI POPOLARI E INTERNAZIONALI
Lupula, Bruscandoli, Lepone, Livertizio, Bruscandui, Houbloùn, Loertis, Lòpal, Reverdixe, Ufe, Urtizzòn, Vartis, Cime loppe, Lupari, Lupiri, Lupoli, Orticaccio, Tenne de lupe, Votticella, Lùpulu, Lùppulu, Luvertin, Hop, Hoppe, Houblon, Lupulin, Hopfen, Hopfendrusen, Hopfenzapfen

SINONIMI DEL NOME BOTANICO
Lupulus communis Gaertn., Lupulus scandens Lamk., Cannabis Lupulus Scopoli

DESCRIZIONE BOTANICA
PIANTA ERBACEA PERENNE DIOICA RAMPICANTE CON FUSTI VOLUBILI DOTATI DI PELI RIGIDI E CURVI, ALTA FINO A 8 M. FOGLIE PALMATE CON TRE-CINQUE LOBI. FOGLIE SUPERIORI INTERE. FIORI MASCHILI DI COLORE BIANCO-VERDOGNOLO RIUNITI IN PANNOCCHIE PENDULE. LE PIANTE FEMMINILI HANNO BRATEE VERDOGNOLE CONTENENTI FIORI DI COLORE BIANCO RACCOLTI IN PANNOCCHIE COMPOSTE (CONI)

FIORITURA O ANTESI
Maggio, Giugno, Luglio, Agosto, Primavera, Estate

COLORI OSSERVATI NEL FIORE
________ BIANCO
________ BIANCO-VERDASTRO
________ VERDASTRO
________ VERDE-CHIARO


PERIODO BALSAMICO
Ottobre, Novembre, Dicembre, Autunno, Inizio Inverno

DROGA UTILIZZATA
INFIORESCENZE DEI FIORI FEMMINILI CON I PELI GHIANDOLARI RACCOLTI IN AUTUNNO

PRINCIPI ATTIVI
Tannini, resina, olio essenziale, alcoli monoterpenici, principio amaro, flavonoidi, antociani, sostanze ormonosimili di tipo estrogeno, oltre 150 sostanze aromatiche.

SAPORE
AMARO-SGRADEVOLE

TOSSICITÀ
RELATIVA A QUANTO SPECIFICATO

CONTROINDICAZIONI
SCONSIGLIATO ALLE DONNE IN GRAVIDANZA, NELLE MASTECTOMIE, A EPILETTICI, IN PRESENZA DI STATI DEPRESSIVI E NELL'INFANZIA. ALTE DOSI INDUCONO CEFALEA, NAUSEA, VOMITO E VERTIGINI. EVITARE L'AUTOMEDICAZIONE.

AVVERTENZE
NON ASSUMERE LUPPOLO INSIEME A BEVANDE ALCOLICHE O FARMACI SEDATIVI. DATO IL SUO CONTENUTO DI ESTROGENI POTREBBE CAUSARE UNA DIMINUZIONE DELLA LIBIDO.

INTERAZIONI O INCOMPATIBILITÀ
FARMACI SEDATIVI

ATTIVITÀ TERAPEUTICA
NON STUDIATA O NON DISPONIBILE

ORGANI INTERESSATI DALL'AZIONE FITOTERAPICA
ORGANI DIGESTIVI
ORGANI E-O TESSUTI DI VARI DISTRETTI CORPOREI
ORGANI SESSUALI E RIPRODUTTIVI
SISTEMA ENDOCRINO
SISTEMA NERVOSO AUTONOMO (NEUROVEGETATIVO)
SISTEMA NERVOSO CENTRALE
SISTEMA NERVOSO ENTERICO
STOMACO
TESTA
TUBO GASTRO-ENTERICO
TUTTO IL CORPO
UTERO
UTERO E OVAIE
VIE URINARIE

PROPRIETÀ E INDICAZIONI
ooKALIMENTO
+++ANSIA E AGITAZIONE NERVOSA
+++ENURESI NOTTURNA
+++INAPPETENZA E ANORESSIA
+++NEVROSI (DISTURBI)
++AMARO TONICO
++ANAFRODISIACO
++DIGESTIVO EUPEPTICO AROMATICO
++DIGESTIVO EUPEPTICO STOMACHICO
++DISMENORREA E OLIGOMENORREA
++DISPEPSIE ATONICHE
++EMMENAGOGO
++INSONNIA
++IPOCLORIDRIA O IPOSECREZIONE GATRICA
++MENOPAUSA E CLIMATERIO (TURBE E DISTURBI VARI)
++SEDATIVO O CALMANTE SISTEMA NERVOSO CENTRALE
++SPASMI E DOLORI SPASMODICI DI VARIA NATURA
++SPASMOLITICO ANTISPASMODICO
+ASTENIA O ESAURIMENTO E STRESS
+CARENZA DI SALI MINERALI E OLIGOELEMENTI
+EIACULAZIONE PRECOCE
+ESTROGENI (FITOESTROGENICO)
+GANGLIOPLEGICO

ERBE SINERGICHE
AGNOCASTO
CIMICIFUGA
ERBA MEDICA
GENZIANA
GENZIANELLA
GINSENG
MELILOTO
MELISSA
ORTICA
PASSIFLORA INCARNATA
ROSOLACCIO
SALICE
SALVIA OFFICINALE
TARASSACO
VALERIANA OFFICINALE

ESTRATTI
  • Luppolo Estratto Secco
    100-200 mg per capsula
  • Luppolo Tisana
    Infuso: 0.5 g in 150 ml di acqua bollente per 10 min Tenere coperto Bere durante il giorno e la sera
  • Luppolo Tintura Madre
    Preparata dai coni [infiorescenze] femminili freschi tit.alcol.55° XL gtt 2-3 volte al giorno

  • Vino di Luppolo
    Macerare 25 g di infiorescenze femminili di Luppolo in un litro di vino bianco di buona gradazione alcolica. Dopo una settimana filtrare e conservare al fresco. Prenderne un bicchierino prima dei due pasti principali.
    Si consiglia di sentire il proprio medico prima di assumere questo preparato e di evitarne l'uso in caso di divieto di assunzione di bevande alcoliche.
    [Tratto da: I Vini Medicinali - Eraclio Fiorani, Roberto Fedecostante - Edizioni CHI-NI Macerata]

    NOTE DI FITOTERAPIA
    Sono ancora insufficienti gli studi sulla sicurezza dell'uso per lunghi periodi, pertanto è consigliabile riservare alla prescrizione medica l´impiego del Luppolo come sedativo.


    Sorveglianza alle reazioni avverse
    PIANTA SEGNALATA

    FITOALIMURGIA (uso in cucina)
    Getti giovani (soprattutto delle piante maschili):
     • lessati e conditi
     • in risotti, minestre o frittate

    UTILE DA SAPERE
    PIANTE AD AZIONE FITOESTROGENICA E ANTIANDROGENA
    In virtù della loro azione estrogenica alcune piante si dimostrano efficaci nell'impiego terapeutico per le turbe legate a un'insufficienza ovarica, per sindromi deficitarie dopo isterectomia e ovariectomia, per turbe mestruali della pubertà e per alcune manifestazioni fastidiose che caratterizzano la manifestazioni funzionali della menopausa come vampate di calore, turbe dell'umore, secchezza della mucosa vaginale, ecc. e per la sindrome premestruale.
    Alcuni inconvenienti, come per es. le vampate, hanno una stretta relazione con l'ormone ipofisario; altri invece, come prurito, infiammazione pelvica e secchezza vaginale, sono relativi alla caduta del tasso ematico di estrogeni e possono migliorare con l'utilizzo di queste piante. In questi casi la fitoterapia rappresenta una terapia attiva e/o complementare alla terapia ormonale classica.
    Le piante estrogeniche e progesterone-like sono: Angelica, Aletris, Erba medica, Salvia, Luppolo, Ginseng, Alchemilla, Verbena, Salsapariglia, Soia, Kudzu, Cimicifuga; l'Ortica ha azione antiandrogena e la Cimicifuga è attiva sulla secrezione dell'ormone ipofisario. L'Agnocasto aumenta la produzione dell'ormone luteinizzante, inibisce il rilascio dell'ormone che stimola il follicolo, portando ad uno spostamento del rapporto a favore degli estrogeni rispetto ai gestageni, producendo effetti ormonali utilizzati contro disturbi connessi alla menopausa; inoltre, sperimentalmente, inibisce la secrezione della prolattina, risultando efficace sia nella sindrome premestruale che nella iperprolattinemia.
    Tratto da: Enrica Campanini "Dizionario di fitoterapia e piante medicinali"; A.Y. Leung & S. Foster "Enciclopedia delle piante medicinali"; Fabio Firenzuoli "Le 100 erbe della salute"

    Fitoestrogeni e trattamenti ormonali: legami pericolosi Il ricorso ai fitoestrogeni va evitato nelle donne con tumore della mammella e affette da deprivazione ormonale da ormonoterapia
    Le donne con carcinoma della mammella positivo per i recettori degli estrogeni devono evitare di ricorrere ai fitoestrogeni nel tentativo di ridurre gli effetti da deprivazione ormonale causati dalla ormonoterapia in atto. Il 70% circa dei carcinomi della mammella esprime recettori per gli estrogeni. Questo dato è alla base della terapia adiuvante con farmaci che riducono la stimolazione di questi recettori quali il tamoxifene e derivati e gli inibitori delle aromatasi. L'ormonoterapia di per sé causa però numerosi effetti collaterali da deprivazione ormonale. I sintomi meno tollerati sono la secchezza delle mucose e la sindrome vasomotoria (le cosiddette vampate), oltre alle manifestazioni legate al lungo trattamento (artralgie, tipicamente causate dagli inibitori delle aromatasi, osteoporosi, ipertensione, alterazioni del metabolismo lipidico). Nelle donne in menopausa, è diventata popolare l'assunzione di integratori alimentari, contenenti principalmente derivati della soia o del trifoglio rosso, nell'ipotesi che abbiano un'azione di contrasto sui sintomi della menopausa. Gli estratti di queste piante contengono infatti fitoestrogeni, e in particolare isoflavoni (genisteina, daidzeina e gliciteina dalla soia e biocanina A e formononetina dal trifoglio), sostanze che hanno una blanda azione sia estrogenica sia antiestrogenica. Queste caratteristiche hanno suggerito la loro indicazione anche alle donne in trattamento con tamoxifene o inibitori dell'aromatasi, suscitando allarme negli oncologi che ritengono tale pratica incongrua e rischiosa. Negli animali di laboratorio si è infatti dimostrato uno stimolo dose-dipendente da fitoestrogeni nella crescita di cellule tumorali umane della mammella estrogeno-sensibili (CMF-7) [1]. In modelli analoghi risulta anche abrogata la prevenzione del tamoxifene alla crescita tumorale [2]. A seguito della diffusione di tale pratica sono stati condotti due studi per verificare l'efficacia di integratori a base di soia (90-150 mg/die di isoflavoni) in pazienti sintomatiche per deprivazione ormonale (vampate diurne e notturne) [3,4]. Le pazienti, trattate per carcinoma della mammella e molte in trattamento con tamoxifene o raloxifene, sono state randomizzate in doppio cieco a ricevere il trattamento con isoflavoni o placebo. In nessuno dei due studi si sono rilevate differenze statisticamente significative nella sintomatologia, anche quando stratificate a ricevere tamoxifene. Per cui gli isoflavoni non sembrano ridurre la sintomatologia legata alla terapia ormonale e potrebbero invece avere un'attività di stimolo sulla crescita tumorale. Secondo alcuni lavori scientifici, le popolazioni asiatiche sarebbero meno esposte al rischio di carcinoma della mammella per l'elevata ingestione di derivati della soia: questa osservazione è di difficile interpretazione epidemiologica e non può essere trasferita alle popolazioni occidentali né ad altri effetti ormonali degli isoflavoni [5,6]. Tali sostanze, quindi, vanno utilizzate con molta cautela da parte delle donne con carcinoma della mammella e solo se con recettori ormonali negativi. I medici che hanno pazienti in trattamento con tamoxifene o inibitori delle aromatasi dovrebbero vigilare e sconsigliare l'uso di prodotti a elevato titolo di fitoestrogeni, anche perché molti degli integratori alimentari in commercio rimandano a siti Internet nei quali sono rivendicati effetti terapeutici non dimostrati, sostenuti con letteratura di parte o mal interpretata.
    Bibliografia: ? J Nutr 2001;131:2957-62. ? Cancer Res 2005;65:879-86. ? J Clin Oncol 2002;15:1449-55. ? J Clin Oncol 2000;18:1068-74. ? J Epidemiol 2010;20:83-9. ? Nutr J 2008;7:17. CDI #nnn# ? Palozzo A.C., Falci C., Zovato S. Istituto Oncologico Veneto IRCCS

    ANNOTAZIONI
    In latino humus significa "terra" e si allude alla disposizione prostrata dei fusti (humulus). Il termine lupulus "piccoli lupi" non ha un riferimento ben preciso.
    Furono i tedeschi nel IX secolo che iniziarono ad introdurre il Luppolo nella birra come conservante anche se il sapore finale era più amaro. Si narra che fu Gambrinus, leggendario re della birra, nel XIII secolo, ad aggiungere infiorescenze femminili essiccate alla sua preparazione, conferendole un sapore gradevole ed amarognolo.
    Nelle antiche fabbriche di birra gli operai dovevano interrompere il lavoro di tanto in tanto a causa della sonnolenza provocata dal Luppolo.
    Il luppolo è correlato botanicamente alla Cannabis e pare che, se fumato o inalato, possa provocare una blanda euforia o turbe sul SNC.



    BIBLIOGRAFIA E ARTICOLI SCIENTIFICI SUL WEB

       



    Hermann Adolph Köhler (1834-1879)

    Charles Frederick Millspaugh (1854-1923)

    Photo by
    Griffee P.J.


    Autore: A.Tucci

    Autore: Maurizio Trenchi

    Foto modificata per uso didattico. Originale da ITIS di Tecnica Agraria Arrigo Serpieri - Bologna

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    go.to/funpic


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