VISUALIZZA PAGINA SU MOBILE

    Gli acidi grassi Omega-3 e il Fish-oil
© I contenuti di questa pagina (escluse le immagini di pubblico dominio o concesse da terzi) sono di proprietà esclusiva dell'autore Dott.ssa M.Emilia De Leo. Ne è vietata la copia, la riproduzione e l'utilizzo anche parziale in ogni forma.

Gli Acidi Grassi Omega-3
e Fish-oil


INDICE

  • Principali acidi grassi polinsaturi della serie omega-3
  • Acido alfa-linolenico (ALA)
  • Acido eicosapentanoico (EPA)
  • Acido docosaesanoico (DHA)
  • Gli eicosanoidi
  • Azioni biologiche degli omega-3

  • Principali acidi grassi polinsaturi della serie omega-3

    Gli acidi grassi omega-3 appartengono ad una categoria di acidi grassi poliinsaturi conosciuta come LCPUFA (Long Chain Polynsatureted Fatty Acids) che comprendono nella loro catena vari doppi legami. Essi sono definiti essenziali perché l'organismo umano non è in grado di produrli autonomamente e pertanto devono essere introdotti con la dieta.

    Le fonti nutrizionali di acidi grassi omega-3 sono essenzialmente gli oli di alcuni pesci (salmone, pesce spada, tonno, sgombri, sardine, aringhe, quindi soprattutto il cosiddetto pesce azzurro) e fonti vegetali quali i semi di lino, i legumi, le noci, l'olio di soia(1).

    I principali acidi grassi poliinsaturi omega-3 sono: l'acido alfa-linolenico (ALA), l'acido eicosapentaenoico (EPA) e l'acido docosaexanoico (DHA).

    Acido alfa-linolenico (ALA)

    L'acido alfa-linolenico (ALA) è il precursore sintetico degli acidi grassi poliinsaturi omega-3 a catena lunga. È un acido grasso omega-3 di origine vegetale e si trova prevalentemente in alcune alghe, in alcuni legumi verdi ed in alcuni semi ad esempio quelli di lino. Dai semi del Lino (Linum usitatissimum L.) mediante estrazione per pressione a freddo, viene estratto un olio di colore giallo paglierino con un intenso odore ed aroma di noce, caratterizzato da un'elevata concentrazione di acido alfa-linolenico.

    All'interno dell'organismo l'ALA è convertito in EPA e DHA, gli acidi grassi a lunga catena biologicamente attivi nei mammiferi.

    La catena carboniosa dell'ALA contiene 18 atomi di carbonio e 3 doppi legami e per semplificazione si può indicare con C18:3n-3 dove il numero immediatamente successivo alla C indica il numero di atomi di carbonio dell'acido grasso essenziale, mentre quello che segue i due punti segnala quanti doppi legami sono presenti nella molecola.

    Acido eicosapentanoico (EPA)

    All'interno del nostro organismo, l'ALA è parzialmente trasformato in EPA, dagli effetti più diretti sulla fisiologia del corpo umano.

    L'EPA è un precursore di una classe di molecole (gli eicosanoidi della serie 3) coinvolte nei processi di flogosi o di crescita neoplastica.
    L'EPA può essere parzialmente trasformato in acido docosaexanoico se nell'organismo vi è a disposizione una sufficiente quantità di acido eicosapentanoico.

    La catena carboniosa dell'EPA contiene 20 atomi di carbonio e 5 doppi legami (C20:5n-3).

    Acido docosaesanoico (DHA)

    Tale acido grasso, grazie ad una serie di reazioni enzimatiche, viene sintetizzato dall'acido eicosapentaenoico. L'acido docosaesanoico si ritrova prevalentemente nella composizione lipidica della membrana cellulare, soprattutto nei lipidi del cervello, dello sperma e della retina(2). La presenza in quantità adeguata del DHA nel latte materno è ritenuta fondamentale per uno sviluppo ottimale del cervello del bambino(3).

    L'acido grasso DHA può essere anche riconvertito in EPA dagli stessi enzimi utilizzati principalmente per produrre il DHA. Quest'ultimo processo è molto difficile e poco efficiente ed è una delle ragioni per le quali l'integrazione alimentare di solo DHA (senza EPA) non ha un effetto così marcato sul controllo delle reazioni infiammatorie come l'integrazione di solo EPA. La catena carboniosa del DHA contiene 22 atomi di carbonio e 6 doppi legami (C22:6n-3).

    Sia l'acido eicosapentaenoico che l'acido docosaesaenoico hanno un particolare importanza come precursori degli eicosanoidi.

    Gli eicosanoidi

    Rappresentano una famiglia complessa e numerosa di molecole costituite da 20 atomi di carbonio (Ikosi significa 20 in greco) derivate da acidi grassi poliinsaturi. Sono sostanze in grado di modulare alcune risposte endocrine. Sono rappresentati da diverse famiglie di sostanze (prostaglandine, tromboxani, leucotrieni, ecc.).
    Dall'acido arachidonico (AA) (omega-6) derivano molecole di eicosanoidi che rientrano in una serie di risposte proinfiammatorie implicate pertanto nelle reazioni allergiche, nella proliferazione cellulare e nell'aggregazione piastrinica(4).

    Il rapporto tra acido arachidonico (omega-6) e acido eicosapentaenoico (omega-3) risulta essere molto efficace per valutare l'equilibrio tra i diversi e contrastanti meccanismi di azione controllati dagli eicosanoidi.

    Gli eicosanoidi più studiati sono senz'altro le prostaglandine.

    Ne esistono più di 30 tipi, suddivise in 3 famiglie: le famiglie PG1 e PG2 derivano dagli acidi grassi omega 6, la famiglia PG3 deriva dagli acidi grassi polinsaturi omega-3. Le prostaglandine PGE1 e PGE2 sono prodotte a partire dall'acido linoleico, che si trasforma in acido gamma-linolenico (GLA) grazie all'attività enzimatica della delta-6-desaturasi e della elongasi.
    Il GLA si trasforma a sua volta in acido diomogamma-linolenico (DGLA) grazie ad una elongasi e poi in acido arachidonico ad opera dell'enzima delta-5-desaturasi.
    Il DGLA si trasforma in PGE1 e l'acido arachidonico in PGE2.
    In modo analogo dall'acido linolenico, grazie a elongasi e delta-6-desaturasi, si forma l'acido eicoisapentenoico (EPA) che a sua volta, tramite delta-5-desaturasi, produce acido docosaesaenoico (DHA).

    L'acido alfa-linolenico, produce le prostaglandine di serie 3, che contrastano i meccanismi di flogosi.(5)

    Le prostaglandine (PG1) possono svolgere le seguenti funzioni(6):

  • abbassano la pressione sanguigna favorendo la rimozione del sodio e combattendo la ritenzione idrica;
  • prevengono l'aggregazione piastrinica, prevenendo l'insorgenza di trombi ed infarti;
  • inibiscono la risposta infiammatoria;
  • migliorano il funzionamento dell'insulina e mantengono la glicemia costante;
  • regolano il metabolismo del calcio;
  • migliorano il funzionamento del sistema nervoso;
  • migliorano il funzionamento del sistema immunitario.

    Le prostaglandine (PG2) possono avere vari effetti collaterali:

  • ritenzione idrica,
  • aggregazione piastrinica,
  • flogosi,
  • aumento della pressione sanguigna(7).

    Azioni biologiche degli omega-3

    Da quando, nel 1970, venne evidenziato che la popolazione Eschimese, pur introducendo con la dieta una elevata quantità di grassi, a differenza di quanto ci si poteva attendere in base ai criteri epidemiologici dei paesi occidentali, dimostrava una ridottissima incidenza di cardiopatia ischemica, sono apparsi inequivocabilmente chiari gli effetti benefici apportati da una aumentata introduzione di Acidi Grassi Polinsaturi Omega 3 su svariate patologie ed in particolare su:

  • SISTEMA CARDIOVASCOLARE
    In base agli studi effettuati in vitro e in vivo(8, 9), si è evidenziato che le azioni biologiche degli acidi grassi omega-3 riguardano la diminuzione del processo di aterosclerosi, diminuzione della pressione arteriosa, effetto antiaritmico, ipocolesterolemizzante e ipotrigliceridemizzante(10, 11).

  • GRAVIDANZA
    L'importanza sotto il profilo biologico e fisiologico di un adeguato apporto nell'uomo di acidi grassi omega-3 non ha ormai bisogno di ulteriori conferme. Essi sono essenziali per la formazione di nuovi tessuti in quanto costituiscono un importante componente per la formazione delle membrane(12), che sono fondamentali per lo sviluppo della retina e del sistema nervoso centrale nel periodo fetale, da cui l'importanza, per la futura mamma, di una alimentazione corretta e completa che comprenda anche questi acidi grassi(3).

  • PREVENZIONE E TERAPIA DELLE SINDROMI DEGENERATIVE CEREBRALI
    Il cervello umano risulta essere uno dei maggiori consumatori di DHA; il cervello di un adulto normale contiene più di 20 grammi di DHA. Bassi livelli di DHA si sono correlati con bassi livelli di serotonina che a loro volta sono correlati ad una aumentata tendenza alla depressione(13).
    Inoltre, recenti studi su pazienti con demenza di Alzheimer hanno rivelato un netto miglioramento della loro qualità di vita in seguito ad una supplementazione con acidi grassi omega-3(14).
    Anche pazienti con schizofrenia o disturbi bipolari sembrano avvalersi positivamente della supplementazione con acidi grassi omega-3(15).
    L'azione farmacologica più studiata, inizialmente, è stata la capacità di ridurre i trigliceridi. Altre ricerche hanno evidenziato un vasto ambito di proprietà, tutte potenzialmente utili nella prevenzione cardiovascolare, quali l'effetto antitrombotico, antiaterosclerotico e antinfiammatorio (16).

  • MALATTIE AUTOIMMUNI
    Nuove conferme stanno emergendo per l'attività degli acidi grassi omega 3 nei confronti di malattie infiammatorie croniche, autoimmuni, quali la colite ulcerosa, il morbo di Crohn, la psoriasi, l'artrite reumatoide(17).

  • Una serie di studi sperimentali ha dimostrato che un elevato apporto di acidi grassi n-3 può ridurre la tendenza alla trombosi anche negli animali, mentre altri studi sull'uomo hanno chiarito che l'assunzione di questi acidi grassi come supplementi alimentari modifica in senso favorevole la maggior parte dei fattori di rischio noti per la cardiopatia ischemica(18). Essi riducono inoltre la pressione arteriosa, la lipidemia e l'insorgenza di aritmie cardiache(19).

    Nel 1985, ricercatori olandesi hanno pubblicato il primo studio prospettico di popolazione in cui si dimostrava, in un gruppo di 850 persone, una significativa riduzione dell'incidenza dei decessi imputabili a cardiopatia ischemica tra coloro che avevano fatto un moderato consumo quotidiano di pesce, rispetto a coloro che non ne avevano fatto uso. Da allora, numerosi studi epidemiologici hanno confermato che un moderato consumo di pesce grasso - ne bastano due/tre porzioni la settimana - proteggere dall'insorgenza di cardiopatia ischemica(20).

    Molteplici studi mostrano che gli omega 3 sono in grado di alterare la composizione lipidica e modulare la struttura della membrana cellulare(21, 22).

    Si è ipotizzato che i molteplici e positivi effetti degli acidi grassi omega-3 siano da attribuirsi ad una loro azione regolatoria che comprenderebbe, con diversi meccanismi, vari fattori di trascrizione tra i quali i PPARs (peroxisome proliferator receptors)(23, 24). Infatti, recentemente è stato evidenziato, in diversi studi, l'effetto regolatorio degli acidi grassi omega-3 sull'espressione genica in diversi tipi cellulari quali adipociti, enterociti, cellule immunitarie e nervose(25). Alcuni studi in vitro su cellule endoteliali incubate con acidi grassi omega-3(26) hanno anche riportato un effetto di inibizione di espressione del TNF-α e di citochine, importanti per la regolazione di molecole coinvolte nei processi di flogosi e degenerativi.


    Glossario wiki
    Cardiopatia ischemica DHA EPA Tromboxani ALA Omega 6 TNF-α Leucotrieni Morbo di Crohn Eicosanoidi Colite ulcerosa Artrite reumatoide LCPUFA Acido alfa-linolenico Prostaglandine

    BIBLIOGRAFIA

    1. Collomb M, Sollberger H, Butikofer U, Sieber R, Stoll W, Schaeren W: Impact of a basal diet of hay and fodder beet supplemented with rapeseed, linseed and sunflowerseed on the fatty acid composition of milk fat. International Dairy J 2004, 14:549-559
    2. Valentine RC, Valentine DL: Omega-3 fatty acids in cellular membranes: a unified concept. Prog Lipid Res 2004, 43:383-402
    3. Martinez M.Tissue levels of polyunsaturated fatty acids during early human development. J.Pediatr. 1992 Apr;120(4 Pt 2):S129-38.
    4. Boyce JA.Mast cells and eicosanoid mediators: a system of reciprocal paracrine and autocrine regulation. Immunol Rev. 2007 Jun;217:168-85
    5. Harper CR, Jacobson TA: Usefulness of omega-3 fatty acids and the prevention of coronary heart disease. Am J Cardiol 2005, 96:1521-1529
    6. ROBBINS: Le Basi Patologiche delle Malattie ed PICCIN
    7. Arienti G: Le Basi Molecolari della Nutrizione ed. PICCIN
    8. Harper CR, Jacobson TA: Beyond the Mediterranean diet: the role of omega-3 fatty acids in the prevention of coronary heart disease. Prev Cardiol 2003, 6:136-146
    9. de Lorgeril M, Salen P: Alpha-linolenic acid and coronary heart disease. Nutr Metab Cardiovasc Dis 2004, 14:162-169
    10. Kris-Etherton PM, Hecker KD, Binkoski AE: Polyunsaturated fatty acids and cardiovascular health. Nutr Rev 2004, 62:414-426
    11. Calder PC: n-3 Fatty acids and cardiovascular disease: evidence explained and mechanisms explored. Clin Sci 2004, 107:1-11
    12. Owen AJ, Peter-Przyborowska BA, Hoy AJ, McLennan PL: Dietary fish oil dose-and time-response effects on cardiac phospholipid fatty acid composition. Lipids 2004, 39:955-961
    13. Edwards, R., et al. Omega-3 polyunsaturated fatty acid levels in the diet and in red blood cell membranes of depressed patients. Journal of Affective Disorders, Vol. 48, March 1998, pp. 149-55
    14. Panza F, Capurso C, D'Introno A, Colacicco AM, Chirico M, Capurso A, Solfrizzi V. Dietary polyunsaturated fatty acid supplementation, pre-dementia syndromes, and Alzheimer's disease. J Am Geriatr Soc. 2007 Mar;55(3):469-70
    15. Stoll, Andrew L., et al. Omega 3 fatty acids in bipolar disorder. Archives of General Psychiatry, Vol. 56, May 1999, pp. 407-12 and pp. 415-16.
    16. James MJ, Gibson RA, Cleland LG: Dietary polyunsaturated fatty acids and inflammatory mediator production. Am J Clin Nutr 2000, 71:343S-348S
    17. Turner D, Zlotkin Sh, Shah P, Griffiths A. Omega 3 fatty acids (fish oil) for maintenance of remission in Crohn's disease.: Cochrane Database Syst Rev. 2007 Apr 18;(2):
    18. Leaf A, Weber PC: Cardiovascular effects of n-3 fatty acids. N Engl J Med 1988, 318:549-557
    19. Klungel OH, Heckbert SR, de Boer A, Leufkens HG, Sullivan SD, Fishman PA, Veenstra DL, Psaty BM: Lipid-lowering drug use and cardiovascular events after myocardial infarction. Ann Pharmacother 2002, 36:751-757
    20. Metcalf RG, James MJ, Gibson RA, Edwards JR, Stubberfield J, Stuklis R,Roberts-Thomson K, Young GD, Cleland LG. Effects of fish-oil supplementation on myocardial fatty acids in humans. Am J Clin Nutr. 2007 May;85(5):1222-8
    21. Ma DW, Seo J, Switzer KC, Fan YY, McMurray DN, Lupton JR, Chapkin RS: n-3 PUFA and membrane microdomains: a new frontier in bioactive lipid research. J Nutr Biochem 2004, 15:700-706
    22. Carrillo-Tripp M, Feller SE Evidence for a mechanism by which omega-3 polyunsaturated lipids may affect membrane protein function. Biochemistry. 2005 Aug 2;44(30):10164-9.
    23. Finck BN, Han X, Courtois M, Aimond F, Nerbonne JM, Kovacs A, Gross RW, Kelly DP: A critical role for PPARalpha-mediated lipotoxicity in the pathogenesis of diabetic cardiomyopathy: modulation by dietary fat content. Proc Natl Acad Sci U S A 2003, 100:1226-1231
    24. Michalik L, Wahli W: Involvement of PPAR nuclear receptors in tissue injury and wound repair. J Clin Invest 2006, 116:598-606
    25. Barger PM, Kelly DP: PPAR signaling in the control of cardiac energy metabolism. Trends Cardiovasc Med 2000, 10:238-245
    26. Ames MJ, Gibson RA, Cleland LG: Dietary polyunsaturated fatty acids and inflammatory mediator production. Am J Clin Nutr 2000, 71: 343S-348S